STORIE DI AUTISMI

    bimbi

    G. è un ragazzone adolescente, alto e snello. Mi viene presentato come un ragazzo che ha un ritardo grave, non verbale e con comportamenti problema molto importanti. Quando ci vengono descritti questi ragazzi, spesso noi operatori ci facciamo un’idea, basata sull’esperienza, cioè sull’aver conosciuto altri ragazzi con autismo, oppure ci vengono in mente i manuali che abbiamo studiato.

    Quando li conosciamo personalmente, tutto ciò che sappiamo, che abbiamo imparato, non ci serve più. Non ci serve perché ogni ragazzo che conosciamo è una persona diversa, che porta in se anche una forma di autismo diverso. G. sembra avere tutte le caratteristiche di quei ragazzi già conosciuti, già studiati…non è così. G. mi si presenta davanti, alto più di me, e sembra desideroso di entrare in contatto con me, o con i miei orecchini. Eh si, in teoria non dovrei portarli, per gli operatori che si occupano di autismo, potrebbero costituire uno stimolo distraente, anche pericoloso.

    Ho sempre valutato le situazioni che mi sono capitate, durante e non prima, quindi come sempre, sono me stessa, quella che indossa anche gli orecchini. Mi avvicino a G., lo saluto, e comincio a conoscerlo, testo la sua capacità di riconoscere immagini, di far corrispondere un’immagine ad un oggetto concreto…e soprattutto cerco un contatto.

    G. pare riconoscere immagini , questo sarà di supporto per le nostre comunicazioni…ma non basta, G. è abituato ad usare anche alcuni gesti. Dopo una valutazione decido di integrare, a G. va bene così. Infatti passa dall’indicare immagini all’usare gesti, in maniera fluida. E’ come se solo uno strumento non gli basti. E sarà così per ogni cosa facciamo. G. è iperattivo, spesso agitato, spesso sembra confuso. Sembra avere una continua ed inesauribile necessità di muoversi, di sperimentare col corpo e soprattutto di distruggere, rompere, scassare. Come se la conoscenza del mondo per lui passasse dal sentire il rumore che fanno le cose quando si rompono. Ma un rumore non solo uditivo, sembra più vibrazionale. E’ come se G. conoscesse quale modalità di contatto con l’altro e col mondo, il tocco nel movimento.

    Con lui è un continuo staccare intonaco dal muro, rompere rifiniture in legno, graffiare la pelle, tirare capelli, masticare, correre, saltare. Allora visto che ama muoversi così tanto, visto che sembra avere delle grosse abilità fisiche, usiamole! Per quello che la struttura dove siamo ci può consentire, ci muoviamo. Scelgo di far passare gli apprendimenti attraverso il movimento. Mentre corriamo per i corridoi, toccando colori, imparando a fermarci e ripartire, ad andare piano e veloce, a chiedere e rispondere, tutto è fluido. G. sembra contento, libero di esprimere ed esprimersi. Purtroppo non sarà sempre così…una delle richieste è che G. possa almeno per un po’ di tempo riuscire a stare seduto e fermo. Perché? Perché la nostra società pretende di far adattare queste persone ad un mondo poco confacente alle proprie esigenze e necessità; che sono variegate e diversissime. Dopo un pò di pensamenti, consultazioni, decido comunque di provare, e cominciamo a fare lavoro a tavolino, come si dice, e dopo un anno G. riesce a stare seduto sempre per più tempo, ovviamente facendo qualcosa, attività. Però non fanno per lui. Nonostante non lo facciano felice quanto il muoversi (G. all’inizio del lavoro si alza spesso, scappa dal tavolo e dalla sedia balzando sul tavolo, saltando) si presta e segue gli input che gli do, provando a comunicarmi le sue esigenze in maniera funzionale, con immagini e gesti appunto.

    Capisco che la sua capacità di tollerare, adattarsi e provare, è decisamente superiore a quella di qualunque altro essere umano, e del mondo, che invece pretende omologazione e mal si adatta ad accogliere le diversità, le differenze. Ed allora dopo tanto lavoro, e sforzi da parte di G, di pretendere che si adatti ad un mondo che lo vuole fermo, penso che quello non è il posto migliore per lui, per le sue esigenze di movimento, e G. viene dimesso. G. ha trovato la sua strada e le sue abilità, nel movimento, spero che continui a correre maratone ed ad esprimere il suo essere nel mondo col movimento, così come è nato.