STARE
     
    Allievo: Maestro sono in difficoltà mi sento come spezzato dentro. I miei allievi stanno vivendo momenti estremamente difficili, e lo sono molto di più in questa era. Sono affranto
    Maestro: Allievo caro sono molto dispiaciuto. A volte la vita ci mette di fronte momenti dolorosi
    Allievo: certo è così, ma cosa ci sta accadendo? come possiamo procedere nel nostro cammino.
    Maestro: mi sembra che sia giunto il tempo dello stare.
    Allievo che intendi maestro?
    Maestro: il primo giorno in cui mi recai dal mio primo maestro ero carico di energie, con tante intenzioni di migliorare la mia condizione e di imparare le pratiche. Il Maestro mi accolse nella grande sala e cominciò dicendomi di restare fermo in una posizione chiamata palo.
    Ero perplesso, perché mai non mi chiede di mostrare come eseguo le pratiche, o che preparazione fisica avessi o ancora se conoscevo le scritture.
    Comunque mi misi lì e feci il palo.
    Ero fermo, immobile, inerte, mi sentivo impotente. Cominciarono ad ammassarsi pensieri. Che ci faccio qui? Mi dissi. A che serve tutto questo?
    Dopo 5 minuti così il Maestro mi salutò dicendomi che avevamo finito.
    Ero basito! Me ne tornai a casa frustrato e perplesso.
    Il tutto si ripetette per più di 2 mesi.
    Continuavo ad andare alle pratiche così come gli altri allievi, ma avevo difficoltà a comprendere il senso di tutto questo. Ma come, il Maestro ci fa stare fermi e basta?
    Man mano che passavano i giorni, e aumentava il tempo dello stare, ero sempre più dolente, confuso, affranto.
    Un giorno osai chiedere al Maestro il senso di questo stare. E lui mi rispose. Stai e vedrai.
    Continuavo a non comprendere.
    Ma decisi almeno di provare a stare e vedere.
    Cominciai col cercare di portare tutto me stesso lì dov'ero, in quella posizione, in quel palo.
    E mi accorsi che se restavo rigido il mio corpo soffriva, i pensieri aumentavano.
    Allora decisi di cedere, piegai le ginocchia, arrotondai le braccia, rilassai più muscoli possibile. Andò meglio.
    In questa modalità i miei pensieri si affievolivano. E riuscivo a sentire meglio tutte le parti del mio corpo che collaboravano a tenermi in quella posizione. Sentivo anche i muscoli bruciare.
    I giorni passavano e aumentava il tempo dello stare.
    Mi accorsi di come il mio oppormi a questa pratica mi faceva irrigidire e stare peggio.
    E allora mi misi a osservare e mentre osservavo potevo accorgermi di ciò che andava modificato per stare.
    Mi sentivo dolere in tutto il corpo.
    E man mano che sentivo le parti dolenti cercavo il modo migliore per stare e per affievolire quel dolore. Allora sentivo, accoglievo e modificavo. Fino a che ho imparato a stare.
    Allievo: Eh! Si Maestro mi accorgo di porre resistenza in questo momento di dolore, e invece stando trovo conforto.
    Nello stare trovo la matrice del mio essere.
    Grazie
    M.P.