DELICATEZZA
 
 
Maestra: qual buon vento Allieva mia, cosa ti ha spinto a venire al tempio a trovarmi
Allieva: Maestra cara non stupirti, avrò sempre piacere e voglia di venire da te poiché resterò sempre un' Allieva
Maestra: bene. Allora dimmi.
Allieva: in tutte le pratiche tu sai cerco di dare il meglio, cerco di rispettare i dettami, le regole. Ultimamente però mi sento un peso addosso, questo peso è sempre più denso, carico, incombente e mi abbatte ogni giorno di più. Ho difficoltà.
Maestra: e dove lo senti questo peso?
Allieva: non saprei, mi sembra dappertutto, nel corpo. Ho come la sensazione di andare giù, sempre più giù fino quasi a sprofondare.
Maestra: mi dispiace Allieva cara. Cosa cerchi?
Allieva: credo più leggerezza. Di bilanciare la questione.
Maestra: ciò che ha un peso è tangibile si, e avere peso spesso è un ambizione. Qui mi porti una condizione in cui c'è un eccesso, e c'è una tendenza.
Una volta ero al mercato del villaggio e mentre mi aggiravo per i banchi, in lontananza vidi una donna che caricava grossi sacchi su un carro, sembrava non fare fatica nel farlo, dopo si mise a ferrare il suo cavallo, e continuavo a guardarla e più guardavo e più vedevo quanto faceva e quanta energia spendeva a fare.
Poi ancora rincorse un anziano che aveva dimenticato la sua sacca. E ancora faceva e ancora non cedeva.
Bah mi dissi, dov'è la bilancia? Ero curiosa.
Poi ad un tratto qualcosa cambiò, ma non la sostanza. Guardai con più attenzione, notai il ritmo e il modo;
era sempre lì che faceva, I grossi sacchi erano stati adagiati sul carro e non gettati lì, adagiati l' uno accanto all'altro come a formare un ricamo;
La zampa del suo cavallo era adagiata tra le sue gambe come se tenesse un contrabbasso, e il martello sembrava librarsi in aria come un nastro al vento;
Ancora la sua corsa sembrava uno scambio con la terra in cui ogni passo prendeva e ridava in un circolo dinamico.
Ecco cosa il mio sguardo più attendo vide.
Allieva: certo Maestra mi sono sempre persa dietro la ricerca di alleggerire il mio peso, e non vedevo che era di delicatezza il bisogno che nasceva. Ero serpente, giaguaro, aquila, ma era dalle farfalle che dovevo imparare.
Mi curavo di me senza prendermene cura.
Grazie
M.P.